In Italia, un minore su cinque non fa sport, spesso perché non ci sono attrezzature pubbliche o i costi non sono abbordabili per le famiglie. In Calabria solo il 19% degli edifici scolastici hanno la palestra. In Lombardia, su 5.662 edifici scolastici pubblici, solo 2.480 edifici hanno la palestra, ovvero, nella più avanzata regione d’Italia, solo il 44% degli edifici scolastici ha una palestra.
In questo panorama confortante della pratica sportiva, lo Stato italiano butta via 80 milioni per una pista di bob a Cortina. Gli iscritti alla Federazione Italiana Sport Invernali, settore bob, sono una quarantina.
Ma di fronte al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che ci suggeriva di utilizzare le piste di Saint Moritz o di Innsbruck, la compagnia Salvini-Malagò-Abodi ha sostenuto che le Olimpiadi devono essere tutte “italiane”.
Il dossier “olimpico”
Ma chi ha preparato il dossier, presentato al CIO nel gennaio 2019? In quel documento, si diceva di avere già una pista per il bob, lo skeleton e lo slittino e che le Olimpiadi erano “sostenibili” poiché non c’ era nulla da costruire. Nessuno si assumerà la responsabilità di aver scritto ( o forse inventato) quel dossier, che peraltro prevedeva che le gare di pattinaggio si svolgessero nel circuito dello stadio di Baselga di Pinè (Trento). Siccome ci si è resi conto, dopo l’assegnazione delle Olimpiadi, che la ristrutturazione dell’impianto costava una cifra enorme, più di settanta milioni (ripeto, come hanno steso il dossier per l’assegnazione delle Olimpiadi ?), le gare sono state trasferite a Milano, alla Fiera di Pero-Rho.
Niente PalaSharp, tutti in Fiera
Qui, in Fiera a Milano, quanto costerà montare e poi smontare le opere per ospitare per quindici giorni le gare di pattinaggio? Meno dei quindici milioni che costava l’ipotesi (scartata) di mettere a posto l’Oval di Torino (palazzetto costruito per le Olimpiadi 2006) e ospitare 558 atleti a Torino? O come dice il sito di Milano Cortina “la proposta milanese, interamente finanziata da capitali privati, offrirà … una significativa e maggiore concretezza unita a un abbattimento dei costi operativi. La venue esisterà per la sola durata delle competizioni: una formula sostenibile ed innovativa, che permetterà all’Italia di essere un esempio per le prossime edizioni dei Giochi.”
Ovvero per qualche decina di sportivi si fa una pista di bob, permanente, mentre per i pattinatori si fa una struttura temporanea: e questa sarebbe una “formula sostenibile e innovativa” ? Faccio notare che Milano non ha un Palazzo del ghiaccio e che le gare olimpiche di hockey femminile erano previste – nel famoso dossier olimpico – al Palasharp di Milano. Ma siccone i costi di ristrutturazione sono lievitati poco, poco – solo da 18 a 46 milioni (causa la guerra, dicono) – anche queste gare vengono allestite in una sede provvisoria, alla Fiera di Milano. Costo ? A carico dei privati? Sì, e gli asini volano.
La pista di bob a Cortina
Sempre dopo l’assegnazione delle Olimpiadi, è emerso che per la pista di bob – tagliando 500 larici, sempre in omaggio alla sostenibilità ambientale e con una spesa di 47 milioni – si doveva demolire e rifare la vecchia pista “Monti” (Olimpiadi 1956) a Cortina, chiusa nel 2008, per il susseguirsi di incidenti e per gli insostenibili costi di gestione. Poi il governo Draghi ha stanziato 85 milioni (26 settembre 2022), infine il governo Meloni (8 settembre 2023) ha scritto che i costi erano lievitati a 128 milioni, di cui cinque per consulenze e demolizioni. Troppo, a detta di molti. Ed ecco allora che nel gennaio 2024 vengono affidati i lavori alla ditta Pizzarotti per 81 milioni: un “progetto leggero” affidato in via diretta, a trattativa privata dalla “Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa” (SIMICO Spa). Basteranno 81 milioni? Si parla che alla fine i costi saranno 120-150 milioni. I lavori devono essere finiti entro il 15 marzo 2025 (in circa 400 giorni ), ci saranno collaudi ed eventuali modifiche. E dopo le Olimpiadi chi si assumerà i costi di gestione (oltre 1,2 milioni all’anno)? Il Comune di Cortina, la Regione Veneto, il Coni, lo Stato?
Si gioca su due tavoli
“Grande soddisfazione” hanno espresso , in una nota, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi: “La scelta mette un punto fermo e attesta l’estrema determinazione di questo governo di concludere al meglio e in Italia tutte le opere in vista dei Giochi”.
E siccome siamo al gioco delle tre carte, in data 30 gennaio 2024, il Consiglio di Amministrazione della “Fondazione Milano Cortina 2026” sulla base delle relazioni del Presidente Giovanni Malagò e dell’Amministratore Delegato, Andrea Varnier, emette una nota che è tutto un programma: “In virtù del nuovo progetto, più contenuto rispetto alla sua versione originaria, (ma che bravi! n.d.A.) il CdA del Comitato Organizzatore ha altresì preso atto che l’eventuale decisione di SIMICO comporterebbe un extra budget per la realizzazione di alcuni allestimenti, ad oggi non previsti e necessari per lo svolgimento delle gare. (cioè, affidate pure a Pizzarotti i lavori per 81 milioni, ma tanto costa di più! N.d.A.).”
“Inoltre, lo stesso CdA, visti i pareri negativi pervenuti dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e dalle Federazioni Internazionali, preoccupati dalle strette tempistiche che l’opera impone, e in virtù anche della comunicazione di SIMICO dello scorso 03/01/2024 con cui si consigliava di mantenere aperte eventuali soluzioni alternative, ha deliberato di non interrompere il dialogo con gli altri impianti esistenti e funzionanti, (non siamo sicuri di farcela e quindi teniamo aperta un’altra porta. n.d.A) dando mandato all’Amministratore Delegato di proseguire il lavoro di negoziazione di un eventuale piano B che, anche in questo caso, richiederà un extra budget. (ma guarda?! n.d.A)”
“Sia nel caso dell’extra budget necessario a completare in via temporanea le esigenze dell’impianto di Cortina, sia in quello relativo all’eventuale spostamento della venue di gara, la Fondazione Milano Cortina 2026 avvierà un confronto con le istituzioni competenti.”
Chi paga? Domanda a risposta sicura
E ovviamente si batte cassa a Regioni, Comuni e Governo, in ogni caso, sia per Cortina che per eventuali spostamenti. Naturalmente, in un Paese ricco, senza debiti, possiamo buttare via i soldi senza far tesoro delle esperienze pregresse. Per i Giochi olimpici invernali del 2006 di Torino venne costruita a Cesana Torinese una pista con il costo di 110 milioni: dopo le Olimpiadi, ospitò la coppa del mondo di bob nel 2009 e i campionati mondiali di slittino nel 2011. Poi visti gli alti costi di gestione (1,3 milioni di euro all’anno) venne chiusa e nel 2012 vennero svuotate le cisterne con 50 tonnellate di ammoniaca, utilizzata per ghiacciare la pista.
E siccome il rinnovamento della pista di Cesana costava meno del rifacimento della pista di Cortina ( 33,8 milioni contro gli attuali previsti 81), la scelta è caduta ovviamente su Cortina. In fondo Cesana ha già uno dei ponti sospesi più lunghi del mondo, un ponte tibetano di 554 metri, a 30 metri di altezza, ha già avuto le Olimpiadi e poi si rischia di trasformare un impianto abbandonato in una struttura permanente e magari aumentare anche i praticanti di bob, skeleton e slittino.
E pensare che da cinque anni il Sindaco di Milano vuole demolire l’unica cosa certa delle Olimpiadi: come recita il sito della Fondazione Milano Cortina 2026 “Lo stadio Giuseppe Meazza di Milano, noto anche col nome di San Siro dal quartiere in cui sorge, è il principale impianto sportivo di Milano. La cosiddetta Scala del Calcio ospita le partite del Milan e dell’Inter, ed ha una capacità di 80.018 posti a sedere: ciò lo rende il nono stadio d’Europa in termini di capienza. Sarà l’impianto che ospiterà il 6 febbraio 2026 la Cerimonia d’Apertura dei XXV Giochi Olimpici invernali di Milano Cortina.”
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(martedì 2 aprile 2024)