Giovedì scorso in tv (quella di Urbano Cairo, “la7”) il Sindaco di Milano, Giuseppe (detto Beppe) Sala ha aperto (auspicandolo) a un dialogo con il Movimento 5 Stelle. Cioè: il Sindaco della città più europea d’Italia auspica un’alleanza (strategica? tattica?) con un movimento decisamente antieuropeo. Cioè: il Sindaco della città medaglia d’oro per la Resistenza (queste cose contano ancora) auspica un’alleanza con un movimento che nel Parlamento Europeo appartiene allo stesso gruppo di AFD (partito neonazista tedesco). Cioè: il Sindaco della città più dinamica, più evoluta, più votata allo sviluppo auspica un’alleanza con un movimento dichiaratamente votato alla decrescita e portatore di una visione assistenzialista, retrograda e oscurantista della nostra società.
Sala dovrebbe rappresentare – per l’elettorato che lo ha espresso – un movimento politico ispirato da una vocazione di modernità e, come tale, essere ben distante e in opposizione decisa con un movimento ispirato da una vocazione reazionaria. Cosa motiva allora questa apertura verso il Movimento 5 Stelle?
Una ipotesi potrebbe essere quella propensione della classe dirigente italica a cercare compromessi con le forze emergenti (ma già destinate alla vittoria) o già vincenti, pur se lontanissime o del tutto estranee con i valori, i comportamenti e gli interessi strategici che una classe dirigente di una società moderna dovrebbe rappresentare. Questa propensione Sala pare interpretarla a meraviglia.
Non c’è bisogno di scomodare Ennio Flaiano/Bruno Barilli (“L’italiano vola in soccorso del vincitore”) per mettere in evidenza un vizio insito nella classe dirigente del nostro Paese. Durante l’ultima campagna elettorale francese la classe dirigente di quel Paese prese posizione in modo pubblico, esplicito e deciso contro la minaccia di deriva populista rappresentata dal partito di Marine Le Pen.
Durante l’ultima campagna elettorale italiana, invece, la nostra classe dirigente non solo non si è mai pronunciata contro la minaccia altrettanto evidente di deriva populista, illiberale e pauperista rappresentate dalla Lega di Matteo Salvini e dal Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio ma, anzi, si è esibita in frequenti effusioni a loro favore con ampia copertura della stampa nazionale.
Solo ora essa si rende conto di aver flirtato con un nemico di classe e di avergli spalancato l’uscio di casa. Solo ora si hanno manifestazioni e raduni di protesta. Solo ora cominciano, prima timidamente, ora sempre più decisamente, i distinguo. Ma una esplicita denuncia della propria responsabilità, mai.
D’altra parte, la nostra classe dirigente per metter fine nel 1980 alla lunga stagione di rivolta sociale iniziata nel 1968 non si espose, ma mandò per strada a marciare 40.000 suoi impiegati.
Trattasi di ignavia di classe (dove per classe s’intende non lo stile, ma la classe sociale).
Pepito Sbazzeguti
La realtà, a volte, è più complessa di tutti i nostri ragionamenti. A me sembra che nel movimento 5S si agitino anime diverse, sovente in contraddizione, anche se poi la disciplina di partito sostenuta da megamulte per chi non si allinea (il celebre centralismo plutocratico) non consente a queste differenze di emergere compiutamente. Io sono convinto che l’attuale dirigenza del movimento (Grillo in testa) sia da evitare come la peste. Ma se un’apertura può servire a forzare un futuro diverso, ben venga. L’importante è che i principi e i valori siano chiari. Poi si può iniziare a ragionare.
Non tanto diverse
Il Sindaco Sala dovrebbe ricordare la visita in pulman ai lavori di EXPO organizzata da Grillo che accompagnava un gruppo di on.e consiglieri pentastellati. Al termine venne rilasciata una dichiarazione da Grillo nella quale si confermava il deciso NO EXPO del Movimento e la convinzione che EXPO non si sarebbe mai fatta essendo una “follia” inutile e costosa. Non ha ovviamente mai chiesto scusa per queste scempiaggini tipicamente grilline e non ha mai riconosciuto il grande successo di EXPO per Milano. Sala queste cose le sa molto bene così come sa molto bene che con i 5Stelle è impossibile condividere idee positive. Impariamo a lasciarli “sparire” nella loro stupida “decrescita felice” non abbiamo nulla da spartire con loro.