Probabilmente, mi è sfuggito, ma non ho mai visto una delibera di Giunta, o di Consiglio Comunale, o, una di quelle che vanno di moda nel Comune di Milano, una “determinazione dirigenziale”: insomma, nella pubblica amministrazione, a differenza delle aziende private, si va per atti formali e non mi risulta che sia un atto che affidi la progettazione della ristrutturazione di San Siro alla impresa privata Webuild.
C’è stata una lettera della Webuild spa che si proponeva e poi ci sono stati incontri tra Scaroni,. Antonello, il Sindaco e Ferrari il direttore finanziario della società Webuild che a dicembre ha incassato oltre cento milioni dall’Atm ( per conto del Comune) per vendere la sua quota di minoranza al Comune che già deteneva il 69% delle quote della MM4. Un affarone per la Webuild, che ancora non ha finito i lavori della M4, in grave ritardo. Per di più secondo l’interpretazione corretta della legge, (art. 156 D.lgs. 163/2006, Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE) e secondo la “convenzione di concessione”, del 22 dicembre 2014, art. 6.3.i, “la trasferibilità delle azioni B (quelle dei costruttori) può avvenire solo dopo l’approvazione del collaudo”. Si intende, il collaudo definitivo dell’opera.
Ma tant’è. Come noto, in Italia le leggi si applicano ai nemici e per gli amici si interpretano.
Sta di fatto, si vede per un accordo tra i quattro cavalieri (Sala, Scaroni, Antonello, Ferrari) , senza alcun atto ufficiale del Comune, sul sito della Webuild figura già lo Stadio Mezza come “progetto”. E se il progetto è fatto come questa descrizione dello stadio, stiamo veramente freschi.
Homepage di Webuild /Progetti/ Stadi
“Intitolato nel 1980 alla memoria del calciatore campione del mondo Giuseppe Meazza, lo stadio milanese di San Siro è conosciuto dagli appassionati di questo sport come “il tempio del calcio”.
La sua costruzione, per ospitare le partite del Milan, risale addirittura al 1925 con le prime quattro tribune rettilinee. Nel 1935 (???? ndr) viene realizzata la prima operazione di ampliamento che porta la capienza da 35.000 a 55.000 posti.
Ospitando le partite del Milan e dell’Inter, lo stadio diventa un’infrastruttura di riferimento e nel 1955 viene sottoposto a un nuovo intervento strutturale che porta la sua capienza a 100.000 posti, (??? Ndr) in seguito ridotti a 85.000 (in parte seduti, in parte in piedi) (??? Ndr) per motivi di sicurezza.
L’ultimo grande intervento strutturale serve a preparare lo stadio ai Campionati del Mondo del 1990. Si tratta di una trasformazione radicale (no, venne aggiunto il terzo anello, ndr) per la quale sono necessari oltre due anni di lavori (1987 – 1990), realizzati da un pool di aziende guidato dalla Lodigiani (poi confluita nel Gruppo Webuild).
La struttura adesso è dotata (??? Ndr) di 85.000 spettatori (??? Ndr), tutti a sedere, (poco prima hanno scritto, “in parte in piedi” Mah?! Ndr) e un tetto trasparente che può essere esteso (??? Ndr) per l’intero stadio (ad esclusione del solo campo da gioco). Un risultato ottenuto grazie alla costruzione di un terzo anello di gradinate, sorretto da 11 torri cilindriche in cemento armato.”
Dimenticano di dire che il terzo anello è su tre lati; infatti venne escluso il lato di via Piccolomini per non chiudere, con le torri, la strada dove vi erano le tribune dell’ippodromo del trotto. Torri che servivano a costruire il terzo anello, salvaguardando il primo e, in particolare per il suo valore architettonico, il secondo anello.
Bontà loro, quelli di Webuild concludono la pagina del loro sito con queste affermazioni:
“È lo stadio dei record:
- Lo stadio più capiente d’Italia.
- Il Times lo ha inserito al secondo posto tra gli stadi più belli del mondo.
- È classificato fra i venti stadi più grandi al mondo”
In conclusione, ormai l’affare San Siro è un affare tra privati?
Si noti però che la Webuild, frutto di varie integrazioni di imprese di costruzione (Lodigiani Astaldi, Salini, Impregilo) ha un azionariato così composto: Salini 39,66%, CDP equity spa 16,47%, Unicredit 4,94%, Intesa San Paolo 4,62%, azioni proprie 2,15%, flottante 32,17%. Che cosa ci faccia, in questa compagnia, una struttura pubblica che amministra i depositi postali come la Cassa Depositi e Prestiti è per me un mistero. Meno misteriosa è la presenza di Unicredit e di Intesa, presenza che forse spiega tante cose.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”
Luigi Corbani
(sabato 9 marzo 2024)