Il 14 gennaio di 6 anni or sono moriva Giulio Andreotti all’età di 94 anni. Massimo Franco, giornalista di primo piano della cronaca politica del “Corriere della Sera”, è uscito in edicola con un libro molto interessante sulla vita del “Divino Giulio”. Con Bettino Craxi, col quale governò, è stato uno dei più grandi statisti italiani, rispettato ed ascoltato in ogni parte del globo. Con essi l’Italia fu rispettata ovunque e le loro parole in politica estera contavano, spesso, molto di più di grandi e prestigiosi Paesi. Ebbene l’uscita del libro su Andreotti ci riporta alla politica vera, ai misteri tutt’ora accuratamente coperti, e ad una visione internazionale dei problemi che Andreotti fu tra i pochi ad avere chiara e sempre presente nella sua azione politica. Tra le tante cose finite nel dimenticatoio è bene ricordarne una che smentisce l’accusa di Andreotti come il capo della mafia. Citiamo un passo della sentenza della Corte di Cassazione con la quale Andreotti fu definitivamente assolto dalle più infamanti accuse: ”La ricostruzione dei singoli episodi e la valutazione delle singole conseguenze è stata effettuata in base ad apprezzamenti e interpretazioni che possono anche non essere condivise e a cui sono contrapponibili altre dotate di eguale forza logica che non possono essere censurate in sede di legittimità” Poi si citano alcuni presunti incontri di Andreotti con Stefano Bontade, un mafioso ucciso dai corleonesi, ma si dimentica che nel 1988 alcuni funzionari pubblici favorirono l’ingresso clandestino in Italia di Totuccio Contorno, braccio destro di Stefano Bontade. La polizia lo intercettò e lo arrestò. Di conseguenza ci fu un dibattito in commissione antimafia alla fine del 1989 ancora oggi secretato negli archivi del Senato. Sarebbe utile leggere per capire complicità e connivenze. Andreotti fu l’autore, con il ministro socialista Claudio Martelli, che chiamò nel 1991 Giovanni Falcone a dirigere la Direzione degli Affari Penali, di una efficace legislazione antimafia, lavorando con lo stesso Giovanni Falcone. Non va poi dimenticato che fu Andreotti ad impedire nel 1986 l’uccisione di Gheddafi da parte degli americani e che sempre Andreotti convinse Bush padre nel 1991° non invadere l’Iraq. Fu un uomo di grande autorevolezza internazionale, portatore di una visione che conosceva gli effetti di certe azioni avventate. Non a caso basta vedere oggi lo sconquasso del Medio Oriente (i milioni di morti assieme alla ondata di migranti e al risorgere del terrorismo) in nome di una certa “primavera” araba. Leggeremo il libro per avere una visione completa della storia d’Italia dal 1945 alla fine della prima repubblica, che oggi sono sempre più gli italiani che ricordano con nostalgia.
Eliogabalo