In questi giorni ricordiamo l’anniversario della morte di Borsellino: il 1992 è infatti l’anno dell’uccisione di Falcone e Borsellino e delle guerre di mafia ma non solo: il 1992 è anche l’anno di Tangentopoli e l’anno della svalutazione della Lira e della crisi economica che ne seguì. La Lira uscì, insieme alla sterlina inglese, dal Sistema Monetario Europeo (l’embrione della moneta unica che sarebbe venuta dopo diversi anni). Dal 1992 in poi i salari degli italiani sono fermi: oggi, quasi 30 anni dopo, il potere d’acquisto dei salari medi è più o meno uguale a quello del 1992. La svalutazione della lira punì innanzitutto i lavoratori salariati e i pensionati a reddito fisso e fece esplodere la diseguaglianza che da quel momento in poi non tornò mai più ai livelli precedenti. Nel 1992, infine, dopo anni di discussione, finalmente fu abolita la scala mobile (l’anno seguente anche con l’accordo dei sindacati): si evitò così una nuova rincorsa tra salari e inflazione ma si certificò anche la nuova distribuzione di reddito e ricchezza dovuta alla crisi della Lira.
Il 1992 quindi è stato un anno cruciale, che ha segnato una svolta drammatica sia dal punto di vista politico che economico. Gli italiani non si accorsero dei danni provocati alla nostra espulsione dal consesso europeo perché distratti da Tangentopoli e dai delitti di mafia (infatti solo di questo parla la bella serie televisiva “1992” con Stefano Accorsi e Myriam Leone) ma quella distrazione provocò soltanto l’ampia vittoria di Berlusconi nel 1994 e vent’anni di Berlusconismo che dietro la patina di ottimismo nascosero la stagnazione dei salari.
Oggi c’è di nuovo una svolta politica drammatica e io temo che si ripeta il 1992.
Oggi la distrazione è data dall’immigrazione e dalla sovrana difesa dei confini e gli italiani non si accorgono che Salvini ci porterà fuori dall’Europa con una crisi economica potenzialmente molto peggiore di quella del 1992. Oggi dire che il governo ha fallito perché la crescita è zero non sembra scalfire il consenso della Lega, esattamente come i gravissimi fatti del Russiagate: i sondaggi sono sempre favorevoli a Salvini. Non c’è molto da meravigliarsi, anche i processi di Berlusconi (da Ruby a tutti gli altri) non scalfirono mai il suo consenso in patria ma lo danneggiarono irrimediabilmente in Europa. Esattamente la stessa cosa sta accadendo a Salvini: in Europa c’è già un robusto cordone sanitario e prima o poi un eventuale governo Salvini dovrà decidere o dentro o fuori, o si rispettano le regole europee oppure si esce.
Il PD non deve farsi distrarre dal tema immigrazione, del resto quando eravamo al governo abbiamo dato prova di saperlo gestire e potremo fare molto di più in vista di soluzioni strutturali (flussi legali e ius soli) se saremo credibili nella proposta che faremo al paese. Abbiamo tutto quello che serve per combattere la nostra battaglia: non dobbiamo permettere che gli italiani vengano distratti mentre l’Italia esce dall’Europa.
Marco Leonardi
Autore di “LE RIFORME DIMEZZATE”, EGEA, 2018
(domenica 21 luglio 2019)
Analisi, come d’abitudine, puntuale e corretta